Menu Chiudi

Elogio funebre: cos’è e come scrivere un discorso commovente e profondo

elogio funebre

La scomparsa di una persona cara è traumatica, ma non dovrebbe far perdere l’occasione per omaggiarla. Il modo giusto per farlo è scrivere un elogio funebre commovente e significativo. Ecco come fare! 

I pensieri si sovrappongono, le emozioni fanno a pugni tra loro e i ricordi portando con loro una sensazione dolceamara, creando una dicotomia interiore che spesso lascia senza parole. Il momento è delicato, ma non trovare il modo giusto per omaggiare la persona scomparsa potrebbe pesare come un macigno in futuro. Per questo c’è l’elogio funebre. 

Cos’è l’elogio funebre? 

L’elogio funebre può essere visto come un sinonimo di discorso commemorativo in cui si cerca di far capire che tipo di persona era la persona defunta e si ricordano alcuni aneddoti. Rispetto alle letture funebri, è sicuramente un modo più intimo e personale di ricordare la persona che non c’è più al cospetto di parenti, amici, colleghi e conoscenti durante il funerale. 

Solitamente a scrivere e a leggere l’elogio funebre è un familiare o un amico intimo che vuole ricordare la persona scomparsa e dare conforto a coloro soffrono. 

Cosa si scrive in un elogio funebre 

L’elogio funebre per un amico, un parente o un familiare, essendo legato ai ricordi e ai momenti di vita trascorsi insieme, non può che essere personale, significativo e non scontato.  Purtroppo il dolore potrebbe alterare la capacità di capire cosa dire il giorno del funerale e come scrivere una commemorazione all’altezza, portando al rischio di essere brevi, concisi e banali o troppo crudi e incompresi. In realtà, recuperando un po’ di lucidità, si può provare a mettere le idee in ordine e a scrivere l’elogio funebre adatto a commemorare chi non c’è più.  

Come iniziare un discorso ad un funerale? Prima di tutto è necessario focalizzare l’attenzione su chi era la persona scomparsa, cioè quali erano le caratteristiche per le quali brillava, gli ideali in cui credeva e le cose che amava di più. Questo è un ottimo punto di partenza. A quel punto si prosegue facendo leva sui ricordi personali e ponendo qualche domanda alle altre persone che conosceva in modo da arricchire il repertorio. 

Prima di mettere nero su bianco, occorre capire lo stile dell’elogio funebre, optando per quello più vicino alla personalità della persona scomparsa. È un modo per incentrare il discorso su chi non c’è più. Nella stesura si dovrebbe partire sempre da chi si è, cioè dal legame che lega chi compone l’elogio e la persona scomparsa. Dopodiché si sceglie a chi rivolgersi: voi (famiglia), tu (persona scomparsa), noi (chi è stato vicino in vita). Dopo l’incipit, arriva il momento di iniziare a ricordare le qualità del defunto, le cose che amava fare, gli aneddoti significativi della sua personalità e le frasi che usava normalmente.  La chiusura dell’elogio funebre deve arricchirsi di frasi che sappiano parlare alla vita futura senza la persona scomparsa, lasciando spazio alla speranza nonostante la mancanza fisica.  

Non è facile riassumere tutti i sentimenti nei cinque o sette minuti a disposizione, soprattutto se il dolore offusca la capacità di leggere o ascoltare l’elogio. Per questo chi non se la sente di pensare all’elogio funebre (specie se per il papà, la mamma o il nonno) dovrebbe fare un passo indietro e farsi aiutare dal personale competente dell’agenzia funebre. L’esperienza e l’empatia di persone che operano nel campo delle onoranze funebre da anni permettono di commemorare la persona scomparsa in modo discreto e profondo.